Giorgio Picin, Capitano Campione d'Italia a floorballmania.

Floorballmania è andata a trovare il Capitano Campione d'Italia della squadra Bolzanina SSV Diamante, Giorgio Picin e gli abbiamo posto dieci domande, spaziando moltissimo tra sensazioni e sentimenti e queste sono le sue risposte.

Ciao Giorgio e grazie mille per la tua disponibilità, circa un mese fa avete vinto una finale a dir poco epica ed impensabile per alcuni versi.

Ma prima di parlare di questa finale vogliamo partire da una frase di un tuo post di facebook dove facevi presente che dall'ultimo titolo di campo grande erano passati ben 12 anni.

1) Giorgio, dodici anni dopo un nuovo scudetto, raccontaci le sensazioni di allora e quelle di ora. 

Ciao Floorballmania, grazie per questa nuova intervista!

Dodici anni fa il Floorball in Italia era quasi un altro sport. Come ero diverso io. Ero appena maggiorenne e lo sport lo consideravo puro divertimento e svago. Vincere nel 2012 è stato sicuramente bello, ma forse non ero realmente consapevole di cosa volesse dire.

Nel 2024 è cambiato tutto. Il Floorball, nonostante i numeri non siano troppo diversi da prima, è diventato un qualcosa che chi lo pratica vive in maniera più professionale. 

Gli allenamenti sono diversi, il gioco in sé è cambiato, si cerca di imparare sempre più dall'estero rispetto al passato, quando si era molto più autodidatti. Anni fa in Alto Adige eravamo avvantaggiati. 

Il fatto di avere una cultura hockeystica sul territorio, faceva in modo di trovare nuovi giocatori più pronti rispetto a quelli del resto d'Italia, che necessitavano di partire proprio dalle basi. Ora non è più così e si parte alla pari, almeno con le realtà più preparate.

La sensazione di adesso è di essere consapevole di quanto realizzato, conscio di quanto impegno, amore e dedizione ho messo a disposizione di questo sport.

2) Perché questo è speciale? 

Questo Scudetto è speciale per tanti motivi.

Alzare la coppa con la fascia al braccio è forse la massima soddisfazione personale. È un qualcosa che ho sempre sognato e che mi era riuscito solo con il Campo Piccolo. Ma quello di A1 è lo Scudetto vero.

È speciale per il fatto di averlo vinto con la squadra dall'età media più bassa in A1 (20,81 anni). Una grande soddisfazione che fa bene sperare per il futuro.

Lo è anche per il percorso di crescita di questi anni. Dopo due finali consecutive perse è la giusta compensazione per quanto lasciato per strada prima per sfortuna e poi per meriti di altri.

 Probabilmente abbiamo vinto la Finale più difficile delle tre, giocando però la regular season più altalenante. 

Se guardiamo al merito, per la stagione fatta Gargazon avrebbe sicuramente meritato il titolo. Però lo sport è bello anche per questo, niente è mai scontato. I Playoff sono uno sport a parte.

È speciale per il fatto di aver dimostrato che gli anni scorsi il problema interno non era il gruppo, bensì qualcun'altro.

Infine è speciale perché, un po' egoisticamente, penso di aver aspettato troppi anni e penso di aver meritato questo Scudetto, anche per aver sopportato il problema fisico che mi accompagna ormai da novembre e sul quale ho, sbagliando, giocato sopra convinto di poter arrivare fino in fondo.


3) Quanto sarà difficile ripetersi? 

Vincere è difficile, confermarsi lo è ancora di più. Penso che la prossima stagione sarà ancora più bella dal punto di vista della competizione. 

Ci saranno almeno 3-4 squadre a lottare per il titolo, tutte pronte a dimostrare i loro miglioramenti. Sicuramente noi, da squadra giovane, cercheremo di difendere il tricolore a tutti i costi.

4) Ci racconti la giornata che ti ha accompagnato alla finale? Come l'hai vissuta? 

L'ho vissuta molto tranquillamente. La giornata è passata liscia, trascorrendola normalmente con mia moglie e il cane. 

Ero consapevole del fatto che, tra le tre Finali, sarebbe stata quella più difficile da affrontare. Senza nulla togliere ai Viking Roma della passata stagione, il Gargazon di quest'anno aveva tre linee forti ed equilibrate. Una squadra costruita esclusivamente per vincere. 

Erano sicuramente anche più preparati atleticamente. Sulla carta non c'era storia. Ma è anche vero che quando non hai niente da perdere, è forse il momento in cui hai più possibilità. I favoriti hanno sempre tutto perdere, gli sfavoriti nulla da dimostrare ma solo da guadagnare. Per questo ero tranquillo. Mi sono detto "Vediamo come va, niente è perso in partenza, l'importante è arrivare alla fine senza rimpianti, mal che vada sei già abituato a perdere". 

Dopo il mio rigore (il terzo) però, la tensione accumulata è uscita fuori. Avevo giocato una partita non ai miei livelli, sempre ben coperto dai difensori di Gargazon e avevo quindi "paura" di rimanere fregato ancora una volta, di annusare la coppa senza poterla sollevare. Soprattutto trattandosi della prima Finale A1 che si sarebbe decisa ai rigori. 

5) Cosa hai detto ai ragazzi, prima, durante e dopo? 

Ad inizio playoff, il nostro Head Coach (Marco Mori) mi ha chiesto uno sforzo ulteriore per trascinare il gruppo. 

Essendo molto giovani ho cercato di stimolarli dal punto di vista personale e morale. Gli ho chiesto di scavare a fondo nei loro sogni, di non darsi mai per vinti, di divertirsi e giocare al massimo delle loro capacità. 

Ho chiesto loro di dare meno importanza all'arbitraggio e più al proprio gioco. L'importante è restare positivi, convinti di poter fare meglio il cambio successivo. Se si entra in campo positivi, le cose riescono meglio. 

Chi entrata in campo in stato mentale negativo, per me ha già perso. Infine gli ho soprattutto chiesto di crederci sempre e di arrivare a fine partita convinti di aver dato tutto, per non avere rimpianti qualsiasi fosse stato il risultato finale.

Penso mi abbiano ascoltato alla grande.

Dopo la partita, per la prossima stagione, ho chiesto (preteso) uno step in più in termini di impegno. Se una squadra così giovane ha vinto lo Scudetto, dopo altre due finali consecutive giocate, può solo migliorare e puntare a restare al vertice per molto tempo. L'importante è volerlo fortemente.

6) SSV Diamante Bolzano ha un progetto giovani? Come pensi si debbano integrare? 

Il progetto giovani è già in atto. Come già evidenziato, l'età media è bassissima. Dalle nostre parti è difficile trovare ogni anno nuovi talenti. Quindi, quando succede cerchiamo di buttarli subito nella mischia per abituarli al livello.

 Cerchiamo di individuare in loro la posizione in campo più idonea alle loro capacità e di aiutarli soprattutto a divertirsi imparando a giocare. Solo così continueranno.

Già da un paio d'anni abbiamo regolarmente a roster due ragazzi di 14/15 anni e i miglioramenti iniziano a vedersi. È importante fargli fare subito esperienza, aspettando la loro crescita fisica e tattica.

I "veterani" di oggi, alla Finale 2022 erano regolarmente in campo pur avendo 16-18 anni.

Da quest'anno abbiamo integrato tre ragazzi di FAST, società con la quale condividiamo l'allenamento del giovedì. 

Purtroppo nessuno di loro ha messo piede in campo in Finale (due di loro per un incidente stradale), però giocando fino alle semifinali di A1 hanno già accumulato quell'esperienza che potra solo farli migliorare in futuro. 

Passare da una realtà A2 ad una A1 non è facile, però hanno la testa giusta per poterlo fare. Speriamo in futuro di poter accogliere tanti altri ragazzi.

Dario Falchi e Giorgio Picin 
In Nazionale 

7) È stato un anno fantastico per te, Scudetto e Mondiale under 19 femminile, cosa ti senti di dire? 

Allenare le ragazze U19 mi diverte tanto e mi permette di sperimentare alcune idee di gioco che avevo in mente. Vedere altre Nazionali fa crescere anche noi allenatori e ci consente di "rubare" qualche idea che può fare comodo sia alla nostra Nazionale che ai nostri club. 

È sicuramente un ruolo che vorrei ricoprire anche nel prossimo futuro. Giocare e/o allenare a livello internazionale è il modo più rapido per migliorare. 

Ti permette di trasferire queste esperienze ai compagni di club, aprendo loro gli occhi su aspetti del gioco a cui non avrebbero mai pensato. Per questo consiglio sempre a tutti di proporsi ai vari raduni delle selezioni Nazionali.

Il mio sogno sarebbe stato giocare un Mondiale, ma ormai il mio fisico non mi permette più di inseguirlo. Così ho voluto fortemente arrivare al Mondiale da allenatore ed è stata un'esperienza pazzesca. L'organizzazione fa sentire importante anche l'ultimo componente di uno staff e vorrei sicuramente ripetere questa esperienza nel 2026.

8) Chi è secondo te, al momento, il giovane con colpi importanti nella tua squadra. 

È difficile dire un solo nome, perché ognuno di loro ha capacità diverse. 

Fellet in porta è ormai una sicurezza ed uno dei top 4 in Italia insieme ad Abbruciati, Negri e Pichler. 

Stocco quest'anno ha avuto una crescita incredibile a livello difensivo.

Lukas Bonenti è forse il giovane più talentuoso, ma è rimasto fermo a lungo per infortunio. Nel frattempo suo fratello Philipp è migliorato tantissimo e nonostante sia molto giovane è stato assoluto protagonista in finale. 

Spero che ognuno di loro possa togliersi qualche soddisfazione anche in Nazionale maggiore.

In generale mi aspetto una sana e bella rivalità sportiva in casa Bonenti 😁

9) Quando un giorno, speriamo lontano, lascerai la stecca per dedicarti ad una panchina, hai già in mente a chi lascerai la fascia di capitano? 

Al momento, nelle rare occasioni in cui non ero presente, l'ho lasciata a Gabriel Obexer o Alessandro Russo. Per un futuro più lontano, penso che Andrea Stocco possa essere un buon candidato.

Però al momento me la tengo ben stretta!

10) C'è nella tua squadra un nuovo Giorgio Picin? 

Non mi giudico o valuto da solo. Lascio agli altri questi aspetti. Però da malato di statistiche, non posso che rispondere che al momento nessuno si sta avvicinando ai miei numeri passati o presenti 😅

Grazie mille Giorgio ed ancora complimenti per il titolo di Campione d'Italia 2024.

Grazie mille, a presto!

Commenti